

La Cucina del Lazzaretto spazia da Piatti della Nuova Ristorazione, fino alla Pizza, così da soddisfare tutti i palati e accontentare tutte le tasche.
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Pizza da Asporto
Ristorante - Pizzeria - Braceria
Tutte le sere i Nostri Clienti possono assaporare le nostre pizze direttamente a casa propia
Potete consultare tutte le nostre pizze nella sezione Menù del nostro Sito
*il sabato entro le 20.15

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News Il Lazzaretto

Il Ristorante il Lazzaretto
Originale e genuina, la cucina del Lazzaretto propone piatti ricercati della cucina Nazionale, Rivisitazioni dello Chef e innovativi Piatti dai sapori nuovi e sorprendenti.
Il tutto utilizzando solo Prodotti di Prima Qualità.
Sapori riconoscibili al palato ma al tempo stesso fantasiosi e curati in ogni sfumatura.
Un menù che si rinnova ad ogni Stagione, per garantire la freschezza e genuinità dei prodotti.
I ns. Primi sono tutti fatti con PASTA RIGOROSAMENTE FATTA DA NOI.
Lo stesso vale per il pane che portiamo sulla vs. tavola, i Dessert, e ogni pietanza presente sul nostro menù, comprese le Salse, le Confetture per i Formaggi, le Riduzioni per i Dolci…
Tutto è rigorosamente “opera dello Chef e dello Staff della ns. Cucina”
Un lavoro di Grande Impegno e Passione che da anni ci permette di distinguerci agli occhi di clienti intenditori, e che in un Ristorante cercano un’Esperienza Culinaria, la qualità della Cucina e non soltanto il “risparmio ad ogni costo”.
La Bisteccheria il Lazzaretto
Specializzata da anni nella preparazione di secondi ala Brace, offre una vasta offerta di carni selezionate e CERTIFICATE, tra le quali la prelibata carne di Chianina IGP di cui siamo uno dei pochissimi ristoranti del centro Italia, a possederne le Certificazioni, che portiamo sempre in visione al cliente, quando ordina la suddetta prelibatezza
La Pizzeria Il Lazzaretto
Offre una vastissima scelta di pizze TUTTE con IMPASTO a LUNGA LIEVITAZIONE (dalle 48 alle 72 ore) ed ESCLUSIVAMENTE di FARINA OO, che le garantisce l’alta digeribilità di cui siamo diventati famosi nella ns. città e non solo.
Il tutto condito da un servizio cordiale e mai invadente.
IL LAZZARETTO…..
Una voglia instancabile di Rinnovarci e Stupirvi, che ci alimenta da ormai un decennio…!
in una Location d'eccellenza
Ristorante il Lazzaretto Viterbo

RISTORANTE IL LAZZARETTO
Qualità e Gusto in un Ambiente Storico
Nel nostro locale ci sforziamo di garantire una cordiale ospitalità, food & beverage di alta qualità, un servizio veloce ed efficiente, mantenendo quel senso di genuinità difficilmente reperibile altrove. Poi, si sa, nessuno è perfetto! Ma la nostra disponibilità sta nel far tesoro anche dei Vostri consigli per garantire sempre di più solo il meglio.

Viterbo - Via del Lazzaretto, 2/c - Mail: lazzaretto@email.it - Tel. 0761 345878
Ristorante Pizzeria Braceria Il Lazzaretto | Via del Lazzaretto, 2/c Viterbo Lazio 01100|
Mail: lazzaretto@email.it | Tel. 0761 345878

Poco sopra la valle di Faul campeggia una imponente costruzione chiamata Santa Maria della Ginestra, ma conosciuta dagli abitanti della Città con il nome di "Lazzaretto". Nel corso del medioevo questa chiesa è stata motivo di dispute tra stato e chiesa rappresentando però durante gli assedi un potente baluardo a protezione delle mura viterbesi. Dal punto di vista architettonico essa rappresenta uno dei fiori all'occhiello della città.
Chiesa di Santa Maria della Ginestra, poi detta di San Giovanni Decollato, ha la Pianta a croce greca con ingresso su via del Lazzaretto e Via San Giovanni Decollato, una delle strade più transitata fino al 1500 perché metteva in comunicazione Porta Faul con il Quartiere di San Fustino.
La chiesa è menzionata nel 1243, quando per la guerra contro Federico II, Niccolò della Tuccia riferisce che fu posta sul piano dinanzi alla stessa, verso il Riello, “una buffa (macchina per lanciare le pietre) grande e una piccola” e questa zona viene indicata “fuori Viterbo”, perché le mura che oggi la racchiudono, da Porta Bove a Porta Faul, furono costruite nel 1268.
In un inventario dei beni della chiesa del 1468, vengono nominati: la sacrestia, l’oratorio, una tavola riproducente la Madonna, una statua in gesso, la cucina, il tinello, e l’oliario.
In una cassetta, riposta sotto l’altare, venivano conservate le corde utilizzate per impiccare i condannati!
Dal 1525 al 1527 la chiesa fu ridotta a Lazzaretto per lo scoppio della peste avvenuto nel 1524, dove, scrive Feliciano Bussi, “tutti gli ammorbati erano stati ridotti”. In merito Cesare Pinzi scrive che “i Priori, atterriti dallo sterminio che seminava (la peste) doveron più tardi sfrattare alcuni frati francescani dal convento di Santa Maria della Ginestra sotto la chiesa della Trinità, per allestir lì uno dei lazzaretti ove ricoverare i tanti miseri pestiferati”
Il Rettore fra’ Michele pignet, francese, nel 1525, grazie alla vendita di un terreno, fece restaurare la chiesa, perché rovinata dalle “guere civili”.
Nel 1530 furono allontanati i frati Francescani, scrive Giuseppe Signorelli, “perché malviventi vienerichiesta da altri frati e si fanno voti che ve se ne porgano beneviventi senza però cedere loro la chiesa”.
Nel 1542 due rettori laici erano responsabili della chiesa e nel 1565 il Convento della ss. Trinità concesse un terzo d’acqua per la fonte del chiostro, che venne aumentato a due terzi nel 1597, mentre nel 1549 la Confraternita della Pietà si unì a quella della Misericordia.
Nel 1553 erano ancora in chiesa le due confraternite, ma quella della Misericordia, almeno dal 1613, assunse il nome di “Confraternita di San Giovanni Decollato.
La stessa confraternita, inoltre, impose ben presto alla chiesa il nome del proprio patrono, San Giovanni Decollato.
Papa Paolo V, il 21 luglio 1611, concesse alla confraternita il privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte nella ricorrenza di San Giovanni Decollato, facoltà che fu esercitata fino al 1643. Nel 1612 trovo citata una piccola effige nella chiesa, raffigurante la decollazione di San Giovanni Decollato e una “imagine antiqua” e nel 1624 sono ricordati un giardino con fontana, un oratorio e un crocifisso scolpito su legno.
Erano gli ultimi giorni del mese di Settembre dell’anno 1855, quando scoppiò in Viterbo il Cholera-Morbus e tra le numerose cautele adottate dal Comune, per ovviare l’espandersi della tremenda malattia, il 4 Novembre 1855, furono spesi tre scudi e quindici baiochi “Per disinfettazione fatta due volte nella V.Chiesa di San Giovanni Decollato, ed aver fatto bagnare tutto il pavimento con il Cloruro di Calce, ed aver fatto scopare, con polire bene anche dove era il deposito della Calce come all’Ordine dell’eccellentissimo Golfaloniere”.
Nel 1875 la chiesa passò di proprietà dello Stato Italiano, che ne determinò la decadenza. Ai primi del ‘900 il parroco della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, don Oreste Guerrini (1875-1960), salvò da sicura distruzione e deperimento vari oggetti tra dipinti, pianete, calici e biancheria. Il locale fu poi destinato a magazzino comunale, a sede della Banda Musicale di Viterbo e, ignobilmente, negli anni ‘70-’80 del secolo passato, a garage per i mezzi della nettezza urbana del Comune.
Sul finire degli anni ’80 la Cooperativa Centro Arte e Restauro “Andrea Scriattoli”, fondata nel 1986, stipulò un contratto con il Comune che prevedeva, finalmente, il completo restauro dell’edificio religioso, in cambio della concessione in affitto della chiesa e annessi.
Durante i restauri, nell’ala destra, sono venuti alla luce due affreschi:
il primo in una lunetta con rappresentati la Madonna col Bambino tra due Santi, di cui uno vescovo; l’altro su un lato raffigurante Santa Caterina d’Alessandria.
Nel 1468 nella Chiesa di Santa Maria della Ginestra erano presenti tre altari e nella Visita del Vescovo, tenuta nel 1622, a destra era l’Altare del Crocifisso, a sinistra quello dedicato alla beata Vergine nominato già nel 1523.
Nel 1612 doveva conservare una immagine antica di Santa Maria della Ginestra, forse la medesima che si trova menzionata in un inventario del1468.
Oggi, all’interno, sono ancora tre altari, in quello maggiore era il quadro raffigurante La Decollazione di San Giovanni Battista opera di Anton Angelo Bonifazi (1627-1699). Sull’altare a sinistra era il quadro con La Madonna sul sepolcro e l’Angelo della Passione, opera di Ludovico Mazzanti (1686-1775).
Sull’altare di destra era un Crocifisso in legno descritto da Feliciano Bussi(+1741), sulla sua storia di Viterbo, come “un Crocifisso, che senza dubbio può stare al pari di ogni qualunque altro più divoto, e più ben’inteso, che sia nell’Italia”.
Tutte le opere sopra citate sono conservate nella Chiesa dei Santi Faustino e Giovita. Il campanile della chiesa è a vela e nel 1582 si ha notizia di una campana della Chiesa di San Martino venduta alla chiesa.
